Questi brani sono tratti, per gentile concessione dell'editore, dal volume n.6 della collana "I Quaderni Balleriniani", volume che può essere richiesto al Collegio Ballerini di Seregno. I brani qui riportati per brevità non hanno le note a piè di testo, che invece sono presenti nell'edizione originale.
Il nome di Ettore Pozzoli -
universalmente noto tra gli sudiosi di musica - ha sempre avuto
una sua rinomanza e compare con una certa frequenza su
pubblicazioni specializzate. Fin da giovane infatti tale artista
seregnese ha avuto la capacità di farsi notare, nominare ed
elogiare dalla stampa. Già nel 1895, poco più che ventenne (era
nato a Seregno il 22 luglio 1873), si faceva notare dai critici -
mentre ancora era allievo del Conservatorio di Milano - per le
sue doti di brillante esecutore e di sapiente compositore.
Forte dei due diplomi brillantemente conseguiti
(quello di pianoforte nel 1894 con Víncenzo Appiani; quello di
composizione nel 1896 con Vincenzo Ferroni), Pozzoli intraprende
sia la carriera di concertista sia quella di compositore. Pur
ottenendo ottimi ed apprezzati riconoscimenti in entrambi i
campi, le preferenze del Maestro si spostano lentamente verso la
composizione. Un Quartetto per archi, un Trio con
Pianoforte, alcune liriche per voce e pianoforte, una Tema e
variazioni per pianoforte e orchestra lo fanno conoscere e
apprezzare e dal pubblico e dalla critica. Purtroppo,
l'attenzione dedicata a Pozzoli è di breve durata: la tendenza
del maestro a scrivere in modo molto personale; la signorilità
del suo proporre idee melodiche; l'elevatezza di pensiero che lo
induce ad evitare i luoghi comuni del melodismo italiano
dell'ottocento; la profonda conoscenza della armonia che gli
permette di affiancare Brahms e Wagner, e - di
più - di avvicinarsi a Debussy (i critici sono concordi nel riconoscere in lui una tendenza al
gusto francese); la scelta stessa di forme e generi musicali
allora non comuni: sono tutti elementi che lentamente gli
alienano il favore del pubblico e l'attenzione della critica.
Per
poter comporre con la speranza di aprirsi la strada nel mondo
musicale italiano, Pozzoli pensò anche di dedicarsi all'opera
lirica. Ma in questo ambito dovette subire due amare delusioni.
Posti gli occhi su un libretto che egli sentiva a sé congeniale,
pensò di musicarlo: si trattava del dramma Pelléas et
Mélisande del poeta simbolista Maurice Maeterlinck. Questi
tuttavia, interpellato circa l'autorizzazione a musicare il
dramma, rispose comunicando che un contratto era già stato a tal
fine da lui stipulato con il maestro francese Claude Debussy.
Un'altra delusione ebbe a subire
Pozzoli quando, desiderando musicare una commedia del francese
François Coppée (Le Passant), venne a sapere che tale
lavoro teatrale stava per essere rappresentato a Pesaro, col
titolo di Zanetto e musica di Pietro Mascagni. Questo
avveniva nell'anno 1896. L'anno successivo, divenuto direttore
del Conservatorio Giuseppe Gallignani - noto e fervente ceciliano
e già Maestro di Cappella del Duomo di Milano - Pozzoli fu da
lui invitato ad assumere la cattedra di Teoria, Solfeggio e
Dettato musicale nella stessa scuola che lo aveva visto studente.
Il Conservatorio di Milano lo vedrà così fedele insegnante dal
1897 al 1938.
Nel 1902 il giovane maestro sposa Gina Gambini,
contralto di belle speranze, che nel 1897 si era diplomata in
canto presso il medesimo Conservatorio. Pozzoli ricorderà più tardi che proprio
in quell'anno si colloca anche l'inizio della sua collaborazione
alla rivista di don Lorenzo Perosi Melodie Sacre.
Pozzoli collabora con Perosi per circa un
decennio, offrendo un repertorio fecondo e ricco di apprezzati
brani in quel campo che, nella sua infanzia, aveva costituito il
primo contatto con la musica e aveva destato in lui l'amore per
il mondo dei suoni.
Colpito duramente dalla morte della
piccola figlia di tre anni, Elsa, Pozzoli cerca di ridare un
senso alla propria vita dedicandosi totalmente, attivamente e
creativamente all'educazione dei giovani alla musica. Nascono
così le sue celebri opere didattiche: i cinque volumi di Solfeggi
parlati e cantati, il Sunto di Teoria Musicale, la Guida
Teorico-Pratica per l'insegnamento del Dettato Musicale;
nascono nel contempo varie opere con Studi per la tecnica
pianistica: gli Studi per le scale, gli Studi per le
note ribattute, gli Studi per il passaggio del pollice,
il Piccolo Gradus ad Parnassum (studi preparatori alla
importante opera di Clementi), gli Studi di media difficoltà,
gli Studi a moto rapido, per citarne solo alcuni. Compone
anche serie di brani per piccoli pianisti e svolge anche attività di revisore e compilatore
di antologie (da Il mio primo Bach fino a Il mio primo
Schumann).
Pozzoli non trascurò di comporre anche pezzi più
impegnativi e parecchie liriche per
canto e pianoforte. Altri strumenti godettero delle sue
attenzioni compositive: l'armonium, la fisarmonica, l'arpa. A modo di curiosità ci piace anche citare un
suo Valzer sentimentale, per armonica da bocca e pianoforte.
Carico di tanti anni di insegnamento, di meriti e di
riconoscimenti (Croce di Cavaliere nell'Ordine della Corona
d'Italia; nomina a Professore Emerito del R. Conservatorio
Musicale G. Verdi di Milano), Pozzoli nel 1943 si ritira con la
moglie a Seregno, dove gli verrà consegnata, il 16 dicembre
1953, una medaglia d'oro quale "Cittadino Illustre".
"
Dopo aver donato ai suoi concittadini una Messa a tre voci
dispari, in onore della Madonna di S. Valeria, un mottetto a
quattro voci per coro misto, intitolato 0 Sanctissima, un Alleluia
e una Cantata alla Madonna, il Maestro si spegne, nel suo
paese natale, il 9 novembre 1957.
La consorte del Maestro volle, alla morte del marito, esaudire un
suo antico desiderio: aiutare i giovani pianisti a proporsi
all'attenzione della critica, degli intenditori e del più vasto
pubblico. Nacque così il Concorso Pianistico Internazionale
Ettore Pozzoli, che - aprendo la prima edizione nel 1959
(Primo premio assoluto: Maurizio Pollini) - si apprestava a
diventare uno dei più prestigiosi del suo genere.
Altro musicista seregnese, la
cui fama varcò i confini della città natale, è il sacerdote
Giuseppe Biella.
Nato il l° dicembre 1906, dopo aver frequentato
a Seregno le scuole elementari, ad undici anni entra nel
Seminario ginnasiale di S. Pietro Martire. Qui inizia, tra
l'altro, lo studio del pianoforte con il M° Gaetano Marziali di
Seveso. Probabilmente si sarà trattato di uno studio
inizialmente inteso (dai superiori del Seminario) come un hobby,
da praticare a tempo perso, durante il tempo di ricreazione.
In
Seminario, oltre che in famiglia, Giuseppe Biella imparò ad
apprezzare la buona musica. Durante le vacanze, poi, l'appassionato
seminarista prendeva lezioni sia di pianoforte che di organo dal
M° Ettore Pozzoli. I suoi studi musicali proseguirono poi nel
Seminario liceale di Monza sotto la guida del M° Luigi
Baronchelli; ma l'incontro più formativo e determinante avvenne
qualche anno dopo, durante i corsi teologici, e fu con il M°
Giulio Bas, di cui lo studente seregnese conserverà sempre una
grande venerazione.
Il 24 maggio 1929 Giuseppe Biella viene
ordinato sacerdote e assegnato alla Parrocchia di S. Michele in
Precotto. Qui trova anche il tempo per proseguire a Milano,
presso il Pontificio Istituto Ambrosiano di Musica Sacra, i suoi
studi prediletti, affrontando i primi elementi di paleografia,
gregoriano e ambrosiano con don Gregorio Maria Sunol.
Qualche
anno dopo, siamo nel 1941, don Biella passa alla Parrocchia di S.
Babila. Qui, "sulle basi del Centro culturale S. Babila
viene gettato il primo seme della Polifonica Ambrosiana, una
creatura amata e curata da un uomo che cominciava a vivere
nell'esigenza del perfezionamento, nella continua raffinatezza
d'animo". La data di nascita ufficiale della Polifonica
Ambrosiana è il 1951, anno in cui don Biella veniva nominato
canonico a S. Ambrogio e responsabile della chiesetta di S.
Bernardino alle Monache, una piccola sussidiaria che gli lasciava
abbastanza tempo da dedicare alla musica. Questi avvenimenti lo
determinano ad abbandonare l'attività di compositore che per
l'addietro egli aveva, sia pur saltuariamente, esercitata e a
dedicarsi alla formazione e alla direzione del suo coro e della
sua orchestra, come pure alla scoperta e allo studio della musica
antica.
La fama di don Biella è legata
ad un'altra serie di fatti. "Celebrandosi nel 1951 il quarto
centenario della nascita di Franchino Gaffurio, maestro di
cappella del Duomo di Milano dal 1484 al 1522, don Biella entra
nell'Archivio storico del Duomo e pone mano ai grandi messali,
agli enormi libroni corali coperti di grandi note, spartiti in
quattro parti: cantus, altus, tenor e bassus, e comincia a
trascrivere i brani più interessanti. Del Gaffurio si sapeva che
era stato un teorico famoso, ma s'era perduta memoria del suo
valore d'artista. E appunto queste virtù don Biella andò
recuperando sino alla scoperta della famosa Messa di
Carnevale". "L'altra scoperta di don Biella - e in
questo caso bisogna proprio parlare di scoperta perché si
trattava di un autore del tutto dimenticato - è il Grancini, del
quale si era perduto anche il nome. Don Giuseppe si rese subito
conto, alla prima lettura, di trovarsi di fronte ad una
personalità artistica di primo piano".
Nel 1956, insegnante
di direzione ed interpretazione corale presso il Pontificio
Istituto Ambrosiano di Musica Sacra, decise di richiamare in vita
la prestigiosa rivista Musica Sacra, fondata da Amelli nel 1877 e
travolta dalle vicende belliche sul finire del 1942. Mons. Biella
aveva già rilevato nel 1946 - insieme con il fratello prof.
Salvatore - diritti e materiale della Casa Editrice Musica Sacra.
Assunta la direzione di Musica Sacra,
Mons.Biella fece sì che la rivista recasse un contributo di
prim'ordine alla musicologia sacra in Italia.
Le
esecuzioni che Mons. Biella dirigeva con la sua Polifonica
Ambrosiana facevano scuola ed erano veicolo di cultura.
Come riconoscimento per i suoi meriti
culturali, il Comune di Milano gli conferì nel 1958 la medaglia
d'oro di benemerenza cittadina.
A metà degli anni sessanta don
Giuseppe conosce i giorni più faticosi e tormentati: le sue
forze declinano. Il concerto dell'8 novembre, ad un mese esatto
dalla morte, trova don Biella allo stremo.
Si spegnerà l'8
dicembre 1967, a Seregno, la città che lo aveva visto nascere
sessantun anni prima.
Giuseppe Mariani nacque a
Seregno il 21 Agosto 1898, in via al Municipio, nei pressi della
chiesa parrocchiale, proprio nel cuore dell'antico borgo
seregnese.
Al Conservatorio Giuseppe
Mariani frequenta i corsi di flauto e pianoforte, ma a poco a
poco, scopre quella che egli ritiene la sua vera strada:
l'orchestra, la composizione ed il teatro.
In quei primi anni di
studio il giovane seregnese ebbe come maestro il concittadino
Ettore Pozzoli, di venticinque anni maggiore di lui, il quale
insegnava nel Conservatorio di Milano già da un decennio: tra i
due nacque una reciproca stima ed ammirazione, congiunte al
rispetto ed alla considerazione dell'altrui pur diversa
personalità artistica, destinate a perdurare lungamente.
Il decennio 1929-1939 fu un
periodo molto fecondo nella vita compositiva del Maestro Mariani.
Appartengono a questo periodo varie composizioni, quali la
serenata per pianoforte Per la Brianza, una Pastorale,
un Valzer per banda, un notevole preludio e fuga per coro
a quattro voci dispari dal titolo Ave Rex Noster. Risale
pure a questo periodo l'inizio della collaborazione del Maestro
con l'editrice Carrara di Bergamo.
Tra il 1933 ed il 1934 il
Maestro Mariani compone e rifinisce in più riprese la sua prima
Messa: una poderosa composizione a quattro voci dispari dal
titolo In nomine Domini, eseguita integralmente nel
settembre 1933, in occasione del 40o di sacerdozio del Prevosto
Mons. Ratti.
Nel dopoguerra il Maestro è
impegnato nella parrocchia di Carate Brianza, in qualità di
organista, istruttore e direttore del coro, e direttore della
banda del paese. Le soddisfazioni e l'apprezzamento trovati a
Carate lenivano un poco la fatica dell'impegno assunto: il
Maestro stesso ricordava che, durante la guerra, egli doveva, in
bicicletta a lume spento per via del coprifuoco, a volte con
diversi centimetri di neve, uscire di casa prima delle cinque del
mattino per essere in chiesa a Carate a suonare l'organo alla
messa delle cinque e mezza. Alcune sue ex-allieve caratesi
ricordano ancora la sua puntualità nel lavoro di istruttore del
coro parrocchiale .
Verso la fine degli anni trenta
il Maestro Mariani fu chiamato anche nel vicino Seminario di San
Pietro Martire come insegnante ordinario di pianoforte e
harmonium e come collaboratore straordinario per le accademie, i
teatri e le operette che anche in Seminario venivano
rappresentate. A quei tempi si riteneva giustamente che nella
formazione dei
Per più di quarant'anni il
Maestro Mariani si recò settimanalmente nel Seminario di S.
Pietro Martire, a Seveso, insegnando pazientemente a generazioni
di seminaristi i segreti del pianoforte. Talvolta interveniva
egli stesso, nelle più solenni circostanze, per accompagnare il
coro del seminario nelle esecuzioni più impegnative.
Da tale vivace ambiente egli fu
anche stimolato alla composizione: nel 1945, in occasione del
Congresso Eucaristico Nazionale, tenutosi a Monza nel settembre
di quell'anno, egli compose per il coro polifonico del seminario
il brano Cibavit eos, un denso mottetto costruito con
tecnica raffinata e pensato proprio per il coro del seminario: l'alta
tessitura tradisce la mancanza di veri bassi, dato che questi, in
quel particolare coro, erano poco più che adolescenti.
L'alto livello musicale
raggiunto in quell'epoca dal Seminario di S.Pietro a Seveso - sia
per la quantità ed il numero delle composizioni eseguite, sia
per la qualità delle esecuzioni - è dovuto alla presenza in
tale seminario di due veri musicisti, oggetto di sincera stima e
devozione da parte del Maestro Mariani: Mons. Ascanio Andreoni e
Mons. Delfino Nava.
Nel frattempo, la presenza
attiva del maestro concittadino veniva richiesta con sempre
maggior insistenza anche a Seregno. Infatti, qualche mese dopo
l'esecuzione di Carate, la Missa Cordis Jesu del Maestro
Giuseppe Mariani veniva studiata ed eseguita anche dalla Cappella
della Collegiata S. Giuseppe. Si era nell'anno 1950 e l'occasione
propizia era offerta dalla imminente celebrazione della festa del
Natale.
Il Maestro Mariani, pur essendo
impegnato nella parrocchia di Carate, partecipava di tanto in
tanto alle prove della Cappella S. Cecilia, per verificare
progressi, dare consigli, offrire spunti interpretativi.
Ancora da porre in rilievo sono
gli Otto canti per la Comunione su versi di Alessandro
Manzoni, composti nel 1955. Pensando questi brani per un coro di
educate voci bianche, il Maestro Mariani sembra qui ritrovare la
spontanea cantabilità che veniva notata nelle sue prime opere: i
bellissimi versi delle strofette manzoniane si sciolgono
al canto di melodie dolci e delicate. Una armonizzazione
sapiente, accurata e mai scontata toglie all'insieme qualsiasi
sospetto di luogo comune.
Sullo scorcio degli anni '50,
il Maestro compone ancora vari mottetti , la Messa Adeste Fideles; un
suo mottetto mariano, Non dimittam Te, pubblicato da
Carrara nel 1957, viene premiato in un concorso indetto dalla
medesima casa editrice.
In questo periodo il Maestro
Mariani è ormai saldamente radicato in Seregno: insegna alle
scuole Mercalli, viene chiamato con lo stesso scopo al Collegio
Santa Giovanna d'Arco, suona fedelissimamente alle celebrazioni
liturgiche in Collegiata, diventa parte integrante della Cappella
Santa Cecilia in qualità di compositore ed accompagnatore
all'organo o al pianoforte.La sua figura diventa sempre più popolare a
Seregno: per tutti egli è "ul Maester Mariani".
Verso la fine del 1957, la
Cappella musicale della Cattedrale di Prato bandiva il primo
concorso nazionale per la composizione di una Messa a tre o o
quattro voci dispari con accompagnamento di organo o harmonium.
Alla data dell'8 febbraio 1958, scadenza della consegna delle
composizioni, erano giunte alla segreteria del concorso 23 Messe;
anche il Maestro Mariani partecipò al concorso inviando due
Messe: In Flore Mater e Cordis Jesu . La prima, più facile, offriva
melodie gradevoli e composte, ben condotte ed amalgamate dal lato
contrappuntistico, ben sostenute ed inquadrate dal lato armonico.
La seconda, più difficile, era caratterizzata, oltre che da un
contrappunto al tempo stesso vario e rigoroso, da passaggi
armonici arditi e da modulazioni a toni lontani assai repentine.
La commissione esaminatrice del
concorso si riunì nei giorni 1, 2, 3 e 4 aprile, dopo di che
espresse il seguente verdetto: "Dopo lungo ed attento esame,
la Commissione è venuta nella determinazione di premiare i
lavori che più si distinguono per mano sicura e buona condotta e
presentano segni indubbi di ottima ispirazione. Essi sono : 10 Cordis
Jesu, 2 0 In flore Mater ex- aequo con Ave crux."
Oltre ad un premio in denaro,
la Corale di Prato intendeva offrire in onore dell'autore della
Messa vincitrice anche una esecuzione pubblica della stessa.
Questa difatti avvenne l'8 dicembre 1958: nel salone comunale di
Prato la Missa Cordis Jesu venne eseguita per coro ed
orchestra, diretti dal Maestro Pietro Bresci. La partitura
d'orchestra venne scritta dallo stesso Bresci: il Maestro Mariani
gli aveva lasciato infatti questo compito - sono parole sue -
" per deferenza". Tale lavoro di trascrizione
orchestrale dovette essere per altro assai agevole, visto il modo
tipico del Maestro seregnese di pensare l'accompagnamento
d'organo.
Fu, la vittoria di Prato, una
pagina lieta per il maestro sessantenne, da poco rimasto vedovo;
un episodio incoraggiante che lo stimolò maggiormente a
proseguire sulla via della composizione sacra.
Il Maestro Mariani ritorna a Seregno a svolgere la sua
abituale attività: organo e coro presso la Collegiata S.
Giuseppe, musica e canto corale all'Istituto magistrale S.
Giovanna d'Arco, pianoforte e armonium nel Seminario di S. Pietro
Martire, lezioni ad allievi privati. E composizione.
Gli anni
sessanta vedono continuare la collaborazione del Maestro con
l'Editrice Carrara. In questi anni il Maestro Mariani
intuisce l'esigenza che il popolo ha di cantare nella
celebrazione eucaristica, anticipando una istanza del Concilio
Vaticano Secondo tra le più salutari, ma anche tra le più fraintese.
Risalgono infatti a questo periodo la serie di Tre canti (Tre volte
santo, Dopo la Consacrazione, Comunione); la Missa De Angelis
per coro di popolo e coro a tre voci dispari, dedicata al
Prevosto Mons. Citterio in occasione del suo XXX di sacerdozio;
un Sanctus in italiano (sic) per coro a quattro voci
dispari e popolo; un altro Santo per una voce popolare. La
composizione polifonica non è tuttavia trascurata.
Subito dopo la riforma della Messa (l'aspetto più
rilevante di essa fu la possibilità di usare la lingua
italiana), il Maestro Mariani aveva già pronta Serenia,
Messa in italiano per coro popolare, datata 31 ottobre 1965 e
dedicata al nuovo Prevosto di Seregno Mons. Luigi Gandini, e due
Messe per i defunti.
Negli anni settanta l'attività
compositiva del Maestro cala leggermente, mentre continua -
imperterrita e vigorosa - quella didattica. In questo periodo il
Maestro si dedica alla revisione di suoi precedenti lavori. Nel
frattempo scrive per il popolo, visto come partecipante attivo
alla celebrazione eucaristica.
Sorprendentemente,
nell'ultimo anno completo di vita, la vivacità compositiva del
Maestro ha un'improvvisa impennata: il 1981 vede apparire una
serie di tre notevoli brani che, per l'identica convinzione di
fede da essi espressa (la Risurrezione), vengono accomunati dal
titolo Trittico pasquale. Resurrexi, Angelus
Domini, Victimae Paschali possono considerarsi la Summa
Musicae del Maestro ottantatreenne.
II Trittico pasquale può essere considerato
la Summa Musicae perché contiene e riassume tutta
la concezione compositiva del Maestro.
Il Maestro Giuseppe Mariani si
spense il 24 novembre 1982. Un attacco cardiaco, sopravvenuto di
notte, dopo una giornata di abituale lavoro (l'ultimo allievo di
composizione uscì dal suo studio alle ore 20), fu fatale
all'ottantaquattrenne Maestro.
L'ultima sua presenza all'organo
della Basilica fu per la Messa in onore di Santa Cecilia, la sera
del 22 novembre. Fu caso? Fu Provvidenza? Certo, per un musicista
da chiesa non poteva pensarsi un commiato migliore di questo.